La funzione del conflitto nelle relazioni interpersonali e intra-personali

conflitto

Il conflitto è un aspetto necessario e vitale nelle relazioni umane. In ambito evolutivo esso è funzionale al processo di individuazione e al riconoscimento delle differenze. Abbiamo tutti ben presente la “fase del no” che attraversano i bambini intorno ai 2-3 anni. L’accesso al no permette al bambino di giungere ad una completa distinzione e riconoscimento di sè, rispetto alla madre e all’ambiente esterno. In adolescenza, si attraversa un secondo tempo di questa fase conflittuale nella crescita evolutiva: come a due anni il bambino ha bisogno di dire no per poter iniziare a separarsi dalla mamma e sperimentarsi come individuo, in adolescenza il ragazzo ha nuovamente bisogno di “confliggere” per potersi costruire come persona separata e diversa dai suoi genitori.

Il conflitto, oltre ad essere una necessità evolutiva, e quindi un momento di sano sviluppo psicologico, è un aspetto vitale delle relazioni perchè permette di dare forma alla creazioni delle differenze. Ci obbliga, nella relazione con l’altro, a tenere in considerazione anche un punto di vista diverso dal nostro e quindi può essere un’occasione di ampliamento del proprio campo di comprensione della realtà.

Sperimentare situazioni conflittuali è accompagnato spesso dallo sperimentare emozioni, per così dire fastidiose, poco piacevoli, come la rabbia, la paura, l’impotenza. La conseguenza di ciò è spesso che si abbia la tendenza o ad evitare il conflitto oppure a trosformarlo piuttosto in una lotta di poter in cui ciascuna cerca di ristabilire il proprio predominio sull’altro o sulla situazione stessa. Nè l’una, nè l’altra soluzione a lungo andare giovano a noi stessi, alla nostra relazione con noi stessi e alla relazione con gli altri. Quindi si può dedurre che piuttosto che evitarlo, vale la pena imparare ad attraversarlo, per poter mantenere in vita le relazioni anche nei momenti di tensione e di crisi.

Oltre ad essere una condizione necessaria per il mondo delle relazioni, il conflitto è una condizione intrapsichica inevitabile. Capita spesso di sperimentare tensioni interne che vanno in direzioni opposte e che possono paralizzare la mostra capacità di scelta e lasciarci in uno stato di dubbio e di stallo. Questa condizione ha delle ripercussioni psicologiche, generando tensione, ansia e stress, paura, panico, preoccupazione, frustrazione, ma ha anche delle conseguenze sul piano fisico, come blocco del respiro, dolore allo stomaco, muscoli paralizzati, aumento della respirazione e del battito cardiaco…

I conflitti possono riguardare aspetti contrapposti della nostra personalità. Parafrasando Mary Goulding, è come se avessimo diversi “inquilini” nel cervello, ciascuno portatore di una spinta diversa, di un messaggio diverso, di un bisogno diverso. E’ proprio come in una riunione di condominio bisogna cercare di metter tutti d’accordo, o quasi, anche dentro di noi occorre operare una sitesi tra opposte tendenze.

Accade spesso che ci si senta in uno stato di stallo e di conflitto interiore, non essendo consapevoli di quali sono queste istanze contrastanti, non essendo consci di cosa abbiano da dire i nostri inquilini nel cervello.

Si possono sperimentare tre generi di conflitto: tra due tendenze appetitive, piacere-piacere (esempio: due partner potenziali: quale scelgo? due cibi appetitosi: quale mangio? due lavori interessanti: quale accetto?) tra due tendenze avversative, dolore-dolore (esempio: soldato che teme la battaglia ma ha timore anche della corte marziale) tra una tendenza appetitiva e una avversativa, piacere-dolore (esempio: bambino goloso che teme la punizione dell’adulto).

I conflitti sono generati da “credenze limitanti” del tipo “sono convinto di non farcela” o ancora “conosco l’origine del mio star male ma non posso farci nulla” o anche dalla paura di un cambiamento (“vorrei troncare la mia relazione, ma poi mi sentirei sola”).

Cosa fare? Occorre entrare in contatto con entrambe le polarità in conflitto, conoscere i nostri “inquilini nel cervello”, affinchè possano essere visti ed ascoltati (“dialogo interno”), per passare così dal conflitto alla sintesi e alla integrazione delle opposte polarità.