Intimità e paura dell’intimità

intimità

Recentemente ho ascoltato parole che mi fanno riflettere su uno tra i temi di cui mi occupo incontrando le persone che a me si rivolgono; un nucleo tanto delicato da toccare quanto “sacro”. Il tema dell’intimità relazionale.

“Non si può essere più vulnerabili di quando ci si espone psicologicamente. 
Condividere se stessi con un altro e poi sentirsi incompresi o rifiutati è per molti un rischio che non vale la pena correre. 
Per questo motivo l’intimità del farsi conoscere è la più rara da raggiungere. E molti di noi sono riluttanti a condividere le insicurezze e le preoccupazioni più profonde, anche con colore che amano. 
Pur tuttavia non esistono vicinanza e intimità più grandi di quelle che derivano dall’essere conosciuti e allo stesso tempo dall’essere apprezzati, accolti, accettati e invitati ad esistere.”
 (“I vostri figli hanno bisogno di voi”, Gordon Neufeld e Gabor Maté).

L’intimità relazionale a cui si accenna prescinde dalla dimensione fisica, che è la prima che ci viene in mente quando parliamo di intimità. Essa è presente in una relazione, che può essere di coppia, amicale, tra genitori e figli, tra fratelli. Una relazione aperta, onesta e fiduciosa, in cui si condividono liberamente emozioni, pensieri ed esperienze. Il presupposto per poter mostrare se stessi agli altri senza timori, in ogni aspetto di sé, è la sensazione di essere apprezzati ed accettati per quel che siamo. 

Cos’è l’intimità

L’intimità ha un sapore antico: la possibilità di viverla affonda le sue radici nelle primissime relazioni che l’essere umano vive quando viene al mondo. Risponde ad uno dei bisogni evolutivi irrinunciabili dell’individuo, quello di sentirsi al sicuro e a proprio agio in una relazione, con tutti i suoi aspetti positivi e negativi, di trovare validazione della sua esistenza in ogni manifestazione.

Capiamo bene che più un bambino è stato riconosciuto nella sacralità di questo bisogno ed è stato accolto, accettato, apprezzato ed “invitato ad esistere”, come dicono gli autori citati, nell’ambito di una relazione responsiva e “sufficientemente buona”, più diventerà un adulto fiducioso in sé e nella possibilità di aprirsi all’altro. Accettando sé stesso, sentendosi Ok, come dice Berne, in quel che sente ed in quel che è, potrà sperare di trovare la stessa accettazione nel mondo, negli altri, e ad essi aprirsi. Se invece ci sono state falle in questo processo: traumi, tradimenti, mancata accettazione di bisogni ed emozioni espresse, o al contrario eccessiva intrusivitá ed invadenza, la persona farà più fatica ad entrare in una relazione intima. 

La paura dell’intimità è la paura di essere feriti, mostrarsi vulnerabili; é la paura di non essere accettati per quel che si è perché non si è mai imparato ad accettarsi; è la paura di essere invasi dall’altro perché magari, spesso, è di questo che si è fatta esperienza; è la paura di condividere sentimenti perché non si hanno avuti modelli da cui imparare a farlo; è la paura di esprimere emozioni perché nel tempo son state rifiutate. Così si decide di proteggersi dal potersi far male, ma allo stesso tempo non ci si concede del bene. La paura annulla il desiderio di amare ed essere amato.