Emozioni autentiche ed emozioni parassite

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Cosa sono le emozioni?

Secondo la teoria evoluzionistica le emozioni sono dei processi adattivi che permettono di valutare le diverse condizioni in cui possiamo trovarci (un pericolo, una perdita, la violazione di un diritto, una gratificazione etc.), di attivare un comportamento congruo, di comunicare con gli altri membri della propria specie e di adattarsi all’ambiente nel modo migliore possibile (Leahy et all. 2011).

Le emozioni ci aiutano a considerare diverse alternative, ci motivano ad agire e soprattutto ci informano su quali siano i nostri bisogni (Woollams e Brown, 1978).

Ascoltare le proprie emozioni è fondamentale, quindi, per prendersi cura di sé, comprendere quel che ci sta accadendo e direzionarci in modo costruttivo verso la realizzazione dei nostri bisogni.

Ad esempio, la rabbia è una delle emozioni di base, un’emozione universale, che appartiene all’esperienza umana comune e condivisa a prescindere dall’età, dalla cultura e dall’etnia di appartenenza. La funzione adattiva della rabbia risiede nell’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova e nel rispondere a un’ingiustizia, un torto subito o percepito, alla percezione della violazione dei propri diritti. Se sono in coda al supermercato e una persona non rispetta la fila, l’espressione autentica della mia rabbia mi permette di prendermi cura di me stesso nel qui ed ora, ristabilendo il mio diritto a procedere nella fila prima di quella persona, e l’attivazione emotiva scemerà.

Chiamiamo queste emozioni, coerenti con la situazione, ed utili alla risoluzione, emozioni primarie (o “autentiche”). Tuttavia, non sempre le cose vanno in questo modo.

Cosa sono le emozioni parassite?

Più spesso di quanto non immaginiamo proviamo delle emozioni che sono “inadatte quale mezzo adulto di risoluzione dei problemi” (Stewart I., Joines V. Pag.267). Queste sono le emozioni parassite: si tratta di emozioni che in realtà coprono o addirittura sostituiscono, in diverse circostanze, le emozioni autentiche. 

Le emozioni parassite sono emozioni che abbiamo imparato ad utilizzare perché spesso sono state esplicitamente incoraggiate, o perché le più espresse, dal contesto familiare in cui si è cresciuti, o ancora perché nella nostra storia personale sono state le sole consentite al fine di ottenere riconoscimenti ed attenzioni.

Accade così che una persona possa “imparare” a sperimentare, sentire ed esprimere una emozione prevalente in tutte le circostanze in cui si senta a disagio, coprendo l’emozione autentica.

In alcuni ambienti familiari può essere una sorta di tabù manifestare alcune emozioni mentre altre vengono incoraggiate e promosse. Ogni famiglia ha una sua gamma di emozioni permesse e consentite, ed una gamma di emozioni che invece vengono inibite.

Come facciamo a riconoscere un’emozione parassita da una autentica?

 Quando proviamo una qualsiasi emozione possiamo domandarci se sia effettivamente adeguata e funzionale al qui ed ora di quella specifica situazione. Se non lo è, secondo l’Analisi Transazionale, siamo nel copione, cioè stiamo seguendo un “piano di vita che si basa su di una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli avvenimenti successivi e che culmina in una scelta decisiva” (E. Berne).

Capita ancora spesso nell’educazione dei bambini che si insegni ai maschietti che è ok essere arrabbiati o aggressivi, ma non spaventati o tristi. Accade quindi che questi bambini, crescendo, imparino a sostituire per esempio la tristezza o la paura con la rabbia, perché più accettata e quindi, anche per loro, accettabile.

Per esempio, nel momento in cui smarriranno la loro macchinina preferita, invece che contattare la tristezza (emozione coerente con la situazione), e dispiacersi per lo perdita, si sentiranno automaticamente arrabbiati e manifesteranno un agito aggressivo, che però non potrà mai soddisfare il bisogno autentico (eh si, perché anche quello sarà stato negato) di conforto e consolazione.

Piangere, invece, poter parlare della loro perdita gli avrebbe permesso di liberarsi del dolore per poi passare ad occuparsi del presente e del futuro. Al contrario, la rabbia espressa, quindi parassita perché di copertura, non gli sarà utile in alcun modo nella risoluzione del problema. 

E questi meccanismi automatici e inconsci continueranno a funzionare anche da adulti, allontanando sempre di più dalla realizzazione di sé stessi e dal soddisfacimento dei propri bisogni.

In conclusione occorre mettersi in ascolto della nostra parte emotiva, quella che racchiude il Bambino che siamo stati, da cui tutto è partito. Comprendere se quel che proviamo si rivela utile e funzionale al qui e ora e se il modo in cui automaticamente reagiamo nelle svariate situazioni ci guida ad una risoluzione costruttiva oppure no. In quel caso va recuperato tutto quel potenziale emotivo represso e taciuto per tanto tempo.