Il testimone consapevole

Il testimone consapevole

Mi è capitato di leggere negli occhi, a volte pieni di speranza, a volte di rabbiosa rassegnazione, di alcune persone che incontro nel mio studio “cosa mai potrà lenire questo dolore?”. Ci sono ferite così celate e così profonde che davvero sembra non possano mai smettere di far male. Ma poi, e non è magia, accade che qualcosa di balsamico arriva e dona sollievo.

Avete mai pensato al potere lenitivo di un abbraccio? Anche in senso metaforico e figurato. Lenitivo e benefico è uno sguardo, ma anche un gesto, una parola, una presenza attenta e dedicata, che dice “ti capisco..”, “mi dispiace per quello che hai passato”.
Spesso le persone hanno semplicemente bisogno che qualcuno le ascolti con mente e cuori aperti, liberi da pregiudizi e difese, per entrare in profonda empatia con il loro dramma.
Quando questo accade la persona vive la benefica sensazione di essere stata vista. E questo è uno dei bisogni fondamentali insoddisfatti che trovo sotto molte sofferenze. Essere visti.

Alice Miller descriveva questa esperienza lenitiva parlando del “Testimone consapevole”.

Testimone consapevole è colui che sa accostarsi al dolore dell’altro donandogli la sensazione di “testimoniare”, attestare, legittimare quanto ha patito.

Quando il nostro Bambino interiore, così come i bambini reali di oggi con cui per varie ragioni veniamo a contatto, sentono di non essere più soli di fronte al loro dramma, quando sentono che qualcun altro gli legittima le emozioni dolorose provate, la sensazione che ne deriva, quella è terapeutica. È come un balsamo che cura ferite antiche.

Spesso accade che chi ha subito piccoli o grandi “maltrattamenti emotivi”, chi ha patito una mancanza, una perdita o delle umiliazioni per sopravvivere è costretto a mettere da parte i propri sentimenti, a relegarli in una parte della coscienza nascosta. Anche perché questi vissuti sono stati spesso sminuiti, non accolti, non legittimati. E li qualcosa si blocca, non fluisce più. E nella vita, che apparentemente sembrava funzionare, accade ad un certo punto di non riuscire più a “fiorire”. Ci si sente depressi, bloccati, arriva l’ansia o un sintomo fisico immotivato.

Riconoscere quanto siamo stati piccole vittime ferite è difficile, perché spesso implica il dover mettere insieme la rabbia e l’amore per chi non ha potuto/saputo trattarci come delicati e preziosi fiori quali siamo, e siamo stati, da bambini.

Ma quanto è liberatorio l’ abbraccio di qualcuno che ci dice “..immagino quanto tu possa aver sofferto per questo..”?
Ecco, quindi sediamoci accanto ai nostri bambini interiori per riconoscere loro e legittimare quello che hanno provato, aiutiamoli a toccare di nuovo quella ferita, ma provandone con-passione possiamo alleviarne il dolore.

Questo accade nella psicoterapia. Il terapeuta diventa per primo Testimone consapevole. Poi possiamo esserlo noi stessi, per il nostro stesso Bambino interiore.

La ferita resterà, ma sarà possibile guardarla, raccontarla senza farci da essa risucchiare e continuare sopratutto a far fluire la vita verso i nostri obiettivi.