Vivere la proprie emozioni: consapevolezza e gestione

vivere le proprie emozioni

Cosa sono le emozioni? Esistono emozioni positive ed emozioni negative? Le emozioni vanno domate, oppure bisogna lasciarsi travolgere, perchè tanto sono incontrollabili?

In questo articolo cercherò di dare risposte a queste domande e a molte simili che spesso sento pormi, sia dai miei pazienti, che dai miei amici e conoscenti.

Le emozioni sono quelle reazioni spontanee che abbiamo dinanzi e situazioni in cui siamo particolarmente coinvolti, e che comportano oltre che un “sentire”, anche un cambiamento a livello fisiologico, ed una serie di rappresentazioni e di pensieri connessi.

L’origine delle emozioni, come risposta a situazioni stimolo, risale alla notte dei tempi, ed è insita nella nostra natura: le nostre emozioni sono un segnale ed, in quanto tale, ci son servite nella nostra evoluzione, per vivere e sopravvivere. Se pensiamo agli animali, riusciamo a chiarirci il concetto: la paura per esempio, serve all’animale come segnale automatico per prepararsi alla fuga oppure all’attacco. Così anche per noi la paura ci segnala che qualcosa, che può metterci in pericolo, si è verificato; ci dà l’allerta, ci spinge a concentrarci maggiormente su ciò che stiamo facendo e ci attiva a mettere in campo le risorse per ovviare alla situazione potenzialmente pericolosa. La rabbia ci segnala che qualcosa o qualcuno sta ledendo noi stessi, che qualcuno sta calpestando i nostri diritti: anche questa emozione, come le altre quindi, ci dà un messaggio.

Per molti anni gli studiosi della materia hanno considerato le emozioni come qualcosa di negativo, identificando delle emozioni postive e delle altre, appunto, negative. Questo perchè spesso le emozioni si associano a reazioni imbarazzanti o drammatiche, come diventar rossi davanti a tutti, scoppiare a piangere, aver comportamenti aggressivi e violenti.

É sempre più diffusa, invece, ora l’idea che le emozioni non siano esse stesse un problema: non sono infatti né buone nè cattive, né positive, né negative, ma piuttosto, come detto sopra, utili. Dipende dall’uso che ne facciamo e da quanto esse diventano pervasive.

Le emozioni si possono distinguere in piacevoli (felicità, soddisfazione, gioia) e spiacevoli (paura, tristezza, rabbia, preoccupazione..) ed il vero problema consiste nel loro controllo. Se provo rabbia, ma so gestirla, evitando che mi invada, che diventi pervasiva di me e di tutti i contesti di vita, allora la rabbia non è negativa, ma mi può essere utile, se la uso in modo costruttivo, magari per mettere dei limiti, o per riuscire a dire ciò che non mi va.

Immaginiamo un amico che si comporta male con noi. La frustrazione che proviamo può sfociare in rabbia (o in pianto), ma se riusciamo a controllarla comunicheremo a lui che non ha fatto un bel gesto e probabilmente lui non lo farà più, perché capirà davvero di averci feriti. Questo avverrà perché il nostro viso, la nostra voce e altre caratteristiche fisiche gli daranno segnali inequivocabili, anche se non diremo una sola parola. Ma se invece di controllare la rabbia lo prendiamo a schiaffi o lo aggrediamo verbalmente, non spiegando le nostre ragioni, ma con il solo scopo di sfogare la rabbia stessa, il problema non sarà la rabbia, ma il fatto che il nostro meccanismo di controllo non ha funzionato proprio benissimo.

Il primo passo per controllare un’emozione è imparare a conoscerla, proprio mentre si sta manifestando. E questa capacità va allenata sin da piccoli. Bisogna dare ai bambini, per esempio, la possibilità di sperimentare la frustrazione delle negazioni, oppure il timore di far per la prima volta una cosa nuova, restandogli accanto e dando ascolto al loro mondo.

Conoscere, capire e riconoscere le nostre emozioni ci aiuta ad essere in contatto con i nostri reali bisogni, e ad avere comportamenti che siano con essi coerenti. Le nostre emozioni fungono da guida per la realizzazione del nostro vero “Sé”. Inoltre ci aiutano a comprendere meglio gli altri, che si traduce in uno sviluppo di empatia, e a prevedere i loro stessi comportamenti. Tutto ciò fa parte della cosiddetta intelligenza emotiva.

Conosciamo davvero le nostre emozioni?

Domandiamoci: sappiamo distinguere in noi uno stato di frustrazione dalla rabbia? Sappiamo distinguere la rabbia e la tristezza? Sappiamo quindi dare effettivamente un nome alle nostre emozioni?

Prima di far ciò occorre che ce le lasciamo sentire queste emozioni! Senza soffocarle.

Entrare in contatto con esse. Non per tutti è cosa semplice, ma ci si può provare, da soli o con l’aiuto di qualcuno.

Siamo consapevoli delle situazioni nelle quali siamo più propensi a provare rabbia o paura o dolore oppure gioia?

Questo aspetto di conoscenza e di consapevolezza di noi stessi ci aiuta a prevedere in futuro le nostre reazioni emotive, evitando di sentirci in balia degli eventi e di noi stessi.

Il primo passo verso la corretta gestione delle nostre emozioni è dare spazio al nostro “dialogo interno”.

E’ sufficiente ritagliarsi un quarto d’ora a fine giornata da dedicare a noi stessi per riflettere su ciò che abbiamo vissuto. Cosa abbiamo provato? Perché? Come abbiamo reagito? Potrebbe essere interessante fare una piccola lista quotidiana delle emozioni che abbiamo provato, arricchendola via via.

Il secondo passo da fare per giungere ad avere una gestione consapevole dei nostri stati emotivi è sfatare la convinzione erronea che le emozioni ci piovano dal cielo, o che gli altri e le situazioni ci facciano provare determinate emozioni.

Nessuno ha così potere di condizionarci.

Gli altri non hanno il potere di farci arrabbiare, così come non hanno il dono di farci sentire felici. Siamo noi che ci sentiamo arrabbiati oppure che proviamo gioia.

Nelle emozioni umane entrano in gioco quattro aspetti:

  • Una situazione specifica.
  • Una serie di reazioni fisiologiche o sensazioni (polso accelerato e la respirazione, tensione muscolare, ecc)
  • Alcuni pensieri specifici.
  • Un certo tipo di risposte sono appropriate per questa situazione

Come illustrato in questo schema:

emozioni

Ad una stessa situazione, persone diverse potranno associare pensieri e valutazioni diverse: sarà questo diverso modo di vedere le cose che farà sorgere in loro un sentire che sarà esso stesso diverso tra l’una e l’altra, e comporterà poi, di conseguenze, reazioni comportamentali diverse.

Per esempio, una persona che prima di un esame pensa “ho studiato, sono certo di ciò che ho fatto” affronterà la stessa prova più serenamente e con un livello più sopportabilie di ansia rispetto ad un’altra persona che, al contrario dovesse pensare “non ce la farò mai, non sono capace”. Quest’ultima potrebbe sviluppare un livello di paura e di ansia tale da paralizzarla e potrebbe anche evitare di affrontare l’esame, per esempio.

Vediamo bene come i nostri pensieri, sulle cose, sugli altri e su noi stessi influenzano le nostre emozioni, e di conseguenze possiamo usare l’immenso potere della nostra mente per poter controllare e rendere più tollerabile il livello di alcune nostre emozioni, specie quelle spiacevoli.

Un passo importante è quindi allenarci a sostituire i pensieri negativi con altri positivi, ad esempio:

Pensieri NegativiPensieri Positivi
Sono un disastroSe mi sforzo avrò successo
Non ce la facccioPreoccuparsi non facilita le cose
Tutto andrà stortoNon é poi così terribile
Non riesco a controllare questa situazioneForse non la conosco a fondo
Sono finitoCosa mi preoccupa?

Ogni situazione che viviamo viene commentata interiormente. Le emozioni sono influenzate dalle considerazioni che facciamo sugli eventi.

A volte è difficile individuare ciò che pensiamo in certe situazioni in quanto alcuni nostri pensieri sono diventati automatici perché certi modi di pensare sono stati praticati così frequentemente da diventare abituali e da sfuggire alla nostra consapevolezza. Questo ci dà l’impressione di aver reagito “emotivamente”, senza nessun pensiero. Un’altra ragione per cui a volte è difficile individuare i nostri pensieri è dovuta al fatto che talvolta confondiamo i pensieri con le emozioni. Ci può capitare per esempio di dire: “Sento che non ci riuscirò mai”, oppure “Mi sento uno stupido”. Se prestiamo attenzione al nostro “dialogo interno” ci accorgiamo che molte delle nostre considerazioni sono pensieri e non emozioni e, sarebbe più preciso dire “Penso che non ci riuscirò” oppure “Penso di essere uno stupido”

I pensieri sono una forma di comportamento non direttamente osservabile, in quanto interiore, ma pur sempre modificabile. Abbiamo acquisito il nostro modo di pensare tramite l’esperienza ed è quindi appreso, non innato. Cambiare modo di pensare è come cambiare certe abitudini, ovviamente non sono da cambiare tutti i nostri modi di pensare, ma solo quelli che ci portano ad avere con frequenza emozioni intense e spiacevoli.