Il modello degli Stati dell’Io in Analisi Transazionale

Secondo l’Analisi Transazionale, le persone coinvolte in una relazione, quand’anche fosse la relazione con sè stesse, agiscono secondo i propri Stati dell’Io.

“Gli Stati dell’Io non sono ruoli, ma sono parti reali, distinte, di ciascuno di noi che, insieme, costituiscono la totalità di noi stessi. Noi ci troviamo sempre nell’uno o nell’altro dei nostri Stati dell’Io.” (Mavis Klein – L’autoanalisi transazionale).

Gli Stati dell’Io sono dei sistemi coerenti di emozioni, sensazioni e pensieri che motivano il corrispondente insieme di modelli di comportamento.

Secondo l’Analisi Transazionale, gli Stati dell’Io sono tre: Genitore, Adulto e Bambino.

Ripensate alle ultime ventiquattro ore della vostra vita e dedicate un pò di tempo a focalizzare il vostro modo di comportarvi, di pensare e provare emozioni.

Ci sono stati momenti, in questo arco di tempo, in cui vi siete trovati a comportarvi, pensare e sentire in modi che avete copiato tempo fa dai vostri genitori o da altre persone che sono state per voi delle figure genitoriali? O ancora, ci sono stati dei momenti in cui vi siete scoperti ad agire, pensare e sentire esattamente come quando eravate bambini? E infine, vi sarete resi conto, in altre situazioni, di essere esattamente nel qui ed ora, per cui i vostri pensieri, le vostre emozioni ed i vostri comportamenti non erano altro che la risposta coerente alla realtà presente che stavate vivendo?

Se avete fatto questo esercizio, avete iniziato a conoscere i vostri Stati dell’Io.

stati dell'io

IO GENITORE

Quando mi comporto, penso e sento in modi che ho appreso dai miei modelli genitoriali, sono nello stato dell’Io Genitore.

GENITORE. La parte genitoriale dell’Io è quella che racchiude e comprende i sentimenti, i comportamenti, le emozioni, gli insegnamenti, gli esempi, gli atteggiamenti ed i valori mutuati ed appresi dai genitori e in generale dalle figure di adulti dai quali si è stati cresciuti ed educati. Quando ci si trova nello stato del GENITORE, si tende a reagire, interpretare gli eventi e a comportarsi come si è visto fare alle figure genitoriali di riferimento, rievocandolo nella vita presente, il modello appreso da loro.

Lo stato dell’IO GENITORE si manifesta attraverso due modalità complementari: come Genitore Attivo o come Genitore Influenzante (Trauttman, Erskine, 1996): mentre il primo si ha quando una persona, nell’interazione con l’altro, ripropone gli stessi modelli comportamentali introiettati dalle figure genitoriali, si parla di Genitore influenzante quando la persona risponde ad uno stimolo esterno o interno a partire dal suo Bambino, come se stesse rispondendo alle direttive delle figure genitoriali introiettate, piuttosto che ai dati presenti nel qui e ora.

Per esempio, una persona si trova nel suo Stato dell’Io Genitore Attivo, quando rivolgendosi a qualcuno assume quell’atteggiamento e quella postura rigida e severa, con l’indice alzato, esattamente come faceva sua madre. Mentre subisce l’influenza del suo Genitore interiorizzato quando, “adattandosi”, reagisce ad una situazione come in passato sua madre si sarebbe aspettata. In questo caso la persona esperisce uno Stato dell’Io Bambino, mentre ha attivo un dialogo interno col suo Genitore.

Lo stato dell’IO GENITORE può manifestarsi come GENITORE NORMATIVO: che ha funzione di guida, costruzione di regole di comportamento e contenimento, critica, giudizio, svalutazione o punizione o come GENITORE AFFETTIVO: la cui funzione è legata maggiormente all’incoraggiamento e alla cura, diventando in alcuni casi iperprotettivo e soffocante.

IO BAMBINO

Tornando al nostro esercizio, quando mi comporto, penso e sento come quando ero bambino, mi trovo nello stato dell’Io Bambino.

BAMBINO. L’IO BAMBINO comprende quegli aspetti tipicamente infantili come la spontaneità e l’emotività nonché i comportamenti e le esperienze sperimentate durante l’infanzia. Quando è attivo lo stato dell’IO BAMBINO, ci si comporta come quando si era bambini, mettendo in atto le stesse strategie, ed essendo influenzati dalle stesse paure. Il Bambino interiore viene classificato come:

  1. Bambino adattato è obbediente, buono, docile, è sotto il controllo del Genitore interiore.
  2. Bambino naturale è spontaneo, allegro, non è controllato dal Genitore interiore.
  3. Bambino Adattato positivo, che accetta le regole, collabora
  4. Bambino Adattato negativo, che si sottomette alle regole, si compiange e subisce per farsi accettare
  5. Bambino Ribelle positivo, che ha spirito d’iniziativa
  6. Bambino Ribelle negativo che è sempre contrario per principio
  7. Bambino Libero positivo, che si esprime in tutto liberamente, mostrandosi apertamente
  8. Bambino Libero negativo che ha paura ad esporsi ed esprimersi, è intimidito e si isola.

IO ADULTO

Infine, quando mi comporto, penso e sento in modalità che sono una risposta diretta qui ed ora a quello che succede intorno a me, invece che rifarmi alla mia infanzia o a modelli genitoriali interiorizzati, si dice che sono nello stato dell’Io Adulto.

ADULTO. La parte adulta è la parte razionale che si occupa di elaborare il legame con la realtà: analizza i dati a sua disposizione ed agisce restando nel presente. L’Adulto esamina la situazione, la valuta e si comporta di conseguenza; il suo modo di valutare ed agire è frutto di un esame razionale degli elementi raccolti dall’analisi della realtà dei fatti. È da notare che il concetto di Adulto di Berne si ritrova nel concetto cognitivista di “mente come elaboratore dell’informazione”. Lo stato dell’Io Adulto, nella sua funzione positiva vive oggettivamente la realtà, non drammatizza l’errore e decide in base a ciò che è noto; qualora sia contaminato e non ben funzionante trascura le emozioni ed i valori e non si cura dei rapporti interpersonali.

Nella strutturazione della personalità di ciascuno, cosa che inizia sin dai primissimi mesi di vita, può accadere che vengano energizzati maggiormente uno o alcuni dei tre Stati dell’Io a discapito di un loro allineamento armonico e funzionale. Il disagio spesso è frutto della preponderanza di uno di questi Stati dell’Io ad esclusione degli altri oppure dalla presenza di contaminazioni tra essi.

L’utilizzo del Modello degli Stati dell’Io, una volta appreso, consente di aumentare la consapevolezza delle proprie caratteristiche di personalità e, se necessario, di adeguarle alle necessità, con l’intento di promuovere una gestione responsabile e congrua dei propri pensieri, delle proprie emozioni e dei propri comportamenti. Consente inoltre di “leggere” le transazioni sociali, partendo dalla conoscenza delle caratteristiche degli individui interessati, per cui aumenta la capacità di gestire una comunicazione rendendola efficace rispetto agli obiettivi prefissati.

Una personalità sana ed integrata è libera di usare lo Stato dell’Io che ritiene più adatto alla situazione e soprattutto lo fa in modo consapevole, spontaneo, adeguato.

L’ESPERIENZA DI JANE

Jane guida lungo una strada trafficata. Secondo per secondo controlla la velocità e la posizione degli altri veicoli, osserva i cartelli stradali, controlla la propria andatura (Stato dell’Io A).

Un automobilista le taglia improvvisamente la strada. Jane teme lo scontro (emozione di paura adeguata alla situazione), getta un rapido sguardo allo specchietto, vede la strada libera, frena per evitare l’urto (comportamento adeguato). Jane è nel suo Stato dell’Io Adulto.

Mentre l’altra autovettura si allontana Jane scuote la testa, fa una smorfia di disapprovazione con la bocca, esclama “A certa gente bisognerebbe togliere la patente!”. Jane si è spostata nel suo Stato dell’Io Genitore: quando era piccola si sedeva spesso accanto al padre che guidava e più volte l’ha visto esprimere disapprovazione per gli errori degli automobilisti scrollando la testa e facendo una smorfia con la bocca.

Jane arriva davanti all’ufficio, guarda l’orologio e vede che a causa del traffico è in ritardo per la riunione con il suo capo. Si sente presa dal panico. Jane si è spostata nello Stato dell’Io Bambino: è entrata in contatto con vecchi ricordi di quando era bambina e arrivando tardi a scuola veniva sgridata dalla maestra. La sua reazione emotiva di panico è legata all’esperienza del bambino, non a qualcosa che potrebbe accadere nella situazione di persona adulta. Jane non è consapevole a livello conscio di rivivere una situazione arcaica. Se si chiedesse “mi ricorda qualcosa della mia infanzia?” potrebbe riportare alla memoria quel ricordo o forse potrebbe averlo sepolto in profondità, in quanto doloroso, tanto da non poterlo ricordare immediatamente e senza un aiuto psicologico. Jane esibisce i comportamenti di allora: il cuore le batte veloce, spalanca gli occhi, si porta la mano alla bocca, comincia a sudare.

Un attimo dopo si dice: “Un momento! Di cosa ho paura? Il mio capo è una donna ragionevole. Capirà perché sono in ritardo. Potremo recuperare il tempo perso abbreviando la pausa caffè.”

Jane torna nello Stato dell’io A. Si rilassa, sorride, si toglie la mano dalla bocca. La sua risata è da donna adulta, non è la risatina nervosa del bambino spaventato.