Mangiare: le nostre emozioni. Mangiare le nostre emozioni.

Si racconta che alcuni pellegrini andarono a visitare un saggio Zen che dimostrava molti meno anni di quelli che aveva, e gli domandarono: “Quale è il segreto per mantenerti così giovane ed in forma?”. Il saggio rispose: “Mangio quando ho fame e dormo quando ho sonno”. Il saggio volle dire che il segreto del suo benessere era la sua stessa capacità di riconoscere ed assecondare i propri stimoli interni.

Mangio, perchè…?

Sembrerebbe cosa semplice da fare “mangiare quando si ha fame”, ma capita a tutti, spesso, di non mangiare solo per soddisfare la sensazione di fame. Possono essere varie le altre ragioni per cui mangiamo, anche senza aver veramente bisogno di cibarci. E se escludiamo le situazioni di convivialità (che vanno bene, ovviamente), in cui il cibo viene consumato anche se non più richiesto dal nostro corpo già sazio, possiamo trovare che ci rivolgiamo al cibo spesso anche per alleviare lo stress o per far fronte ad emozioni spiacevoli, o più in generale, difficili da gestire. 

Sono stressato

Elevati livelli di stress innescando nel nostro corpo la produzione di elevati livelli di cortisolo. Questo ormone, a sua volta, innesca il desiderio di cibi salati, dolci, ad altro contenuto di grassi in grado di dare una sferzata di energia e di piacere.

E se c’entrassero le mie emozioni?

Mangiare, quando non è connesso ad un senso fisiologico di fame, può essere un modo per “disattivare” temporaneamente delle emozioni “scomode”, come per esempio la rabbia, la paura, la tristezza, il risentimento o l’ansia.

L’insoddisfazione, la frustrazione, la noia, un senso di solitudine possono spingere a mangiare, a trovare una soddisfazione orale quindi, o a colmare un “vuoto” per evitare di sentirlo fino in fondo, oppure per evitare la fatica di andarci a cercare ciò che realmente ci serve.

Il cibo è anche gratifica o ricompensa, ma…

Usare il cibo alcune volte perchè semplicemente gratifica il nostro gusto o la nostra curiosità, o anche come una ricompensa, oppure ancora per festeggiare, non è assolutamente una cosa negativa. Ma quando mangiare diventa il principale meccanismo per far fronte ad emozioni negative, quando la prima spinta è quello di aprire il frigorifero ogni volta che ci sente turbati, arrabbiati, soli, stressati, stanchi, o annoiati, si rimane bloccati in un circolo vizioso in cui lo stato d’animo reale, o il problema che innesca questo meccanismo, non viene mai affrontato.

Fame emotiva e fame fisiologica: come riconoscerle?

Può essere difficile distinguerle specie se è diventato automatico associare, in maniera inconscia, certi cibi e determinati sentimenti. La prima cosa da fare è quella di porre attenzione a sé stessi ed allo stato emotivo in cui ci si trova quando impellente si fa il “bisogno” di mangiare.

Sebbene lo stimolo della fame emotiva può essere piuttosto forte, come per la fame “vera” fisiologica, ci sono degli elementi di differenza. La fame emotiva sopraggiunge improvvisamente. Si presenta col bisogno urgente ed irrefrenabile di soddisfarla; la fame fisiologica al contrario viene in modo più graduale.

Nella fame emotiva, in genere, si desiderano alimenti specifici che danno una immediata gratificazione al gusto, e si ha voglia di mangiare solo quelli e nient’altro potrebbe soddisfare quel tipo di fame. Quando invece si è realmente affamati, tutto può andare bene, tra cui cibi sani. 

Nella fame fisiologica lo stimolo cessa quando ci si sente sazi, mentre nella fame emotiva la sazietà non impedisce di desiderare dell’altro cibo gratificante.

La fame emotiva sembra non albergare nello stomaco, ma la si avverte come un desiderio che non si riesce a togliere dalla testa.